Il Giardino Paradiso
Il Concetto di Hortus Conclusus
Si sa che i tempi cambiano e con esso anche le basi culturali che li contraddistinguono, se durante il Medio Evo, quando prese forma l’Hortus Conclusus sia nel mondo laico-cortese che in quello religioso con questo termine si individuava uno spazio verde cinto da un alto muro che lo isolava dal mondo esterno oggi questo concetto potrebbe essere attualizzato abbattendo il muro fisico che lo delimita ma mantenendo invece il suo significato più profondo di un “giardino dello spirito” come metafora dell’esistenza umana e come spazio da cui si diparte un senso di protezione per tutto l’ambiente circostante. Il muro che lo circondava può ancora oggi essere presente a tratti, come opera d’arte, per evidenziarne comunque le sue origini che si perdono nella nebbia dei secoli passati ma che allo stesso tempo consenta di individuarne il limite tra dentro e fuori, separando e allo stesso tempo proteggendo il luogo senza costituire però una barriera invalicabile.
Altro concetto fondamentale è la necessità di segnare un percorso, non come regola fissa ma come suggerimento per il visitatore, che ne faciliti la comprensione, elemento fondamentale in questo senso è di sicuro la soglia di entrata che costituisce il simbolo del passaggio, come esempio mi viene in mente il Labirinto di Arianna (Italo Lanfredini per Fiumara d’Arte - 1990) che viene presentato con queste parole: “…. è un percorso fisico, ma anche interiore, che è impossibile non attraversare tutto una volta entrati. L’opera è collegata al passato, alla cultura classica … si entra nel labirinto e si esce dal labirinto, così come nel tempo l’uomo è entrato ed uscito dalla scena. … Un viaggio che sembra dentro la terra ma è sotto il cielo, al cui centro è la vita … “
A mio parere è fondamentale quando si affronta il tema dell’arte contemporanea non perdere mai di vista il passato, da quello più recente del XX secolo, con il quale le connessioni appaino più evidenti, poi giù nel tempo fino alle radici più profonde e nascoste del nostro pensiero attuale. Quando l’uomo supera il confine della propria attualità riesce a modificare la sua condizione, mentre se abbandona questo filo rosso trova molto spesso caos, dubbi e incertezze.
Quindi due dovrebbero essere i capisaldi di questo progetto:
- il primo l’abbandono della poetica medievale del giardino come spazio chiuso, inaccessibile, un chiostro cinto da un muro nel quale la natura trova la sua condizione di originaria purezza della creazione, dove gli asceti potevano avvicinarsi a Dio tramite la meditazione.
- il secondo è il recupero di uno spazio in cui le opere d’arte si prestano a porre in evidenza il nesso problematico tra filosofia e arte, che è come dire fra arte e bellezza in un impianto organizzato tra opere d’arte e architettura, prato, alberi, aiuole ecc. per un recupero del vecchio e mai superato ideale arcadico. Anche se il nome Hortus Conclusus identificava, nella sua accezione antica, un giardino chiuso, un luogo segreto e isolato, nel nostro contesto moderno dovrebbe identificare invece un luogo aperto neanche troppo segreto, ma dove è possibile ricercare l’armonia tra uomo-arte-natura.
Questa sfida non sarà facile, dopotutto l'immagine dell' hortus conclusus è ripresa da un passo biblico del Cantico dei Cantici: "Hortus conclusus soror mea, sponsa, hortus conclusus, fons signatus" quindi cercare di attualizzare questo concetto è una impresa davvero ardua ma di grande interesse e non siamo di certo i primi a tentare questo percorso nel sito del Comune di Benevento dove è situato il progetto di Mimmo Paladino si legge: “L’ Hortus Conclusus è un’installazione artistica a cura di Domenico Palladino, realizzato nel 1992 in collaborazione con gli architetti Roberto Serino e Pasquale Palmieri e il lightning designer Filippo Cannata. Per Paladino l’Hortus è luogo di conforto dall’eterna lotta che ogni uomo vive nel mondo concreto così come nella propria interiorità, alla ricerca della pace. È un invito a intraprendere un personale percorso della memoria che serva a rivalutare il passato e se stessi. Paladino mostra questo suo messaggio di pace dettato dall’armonia tra l’uomo e la natura usando elementi che si rifanno al mito e alla storia di Benevento.”
Uno spunto ci può essere trasmesso da questa esperienza già realizzata è cioè quello di rivitalizzare il presente attraverso un recupero ed una attualizzazione del passato, in questo contesto è innegabile che un luogo che ha già una grande storia e una grande importanza naturalistica come la Gola del Furlo può diventare il vero volano della nostra iniziativa.
Anche l’aspetto simbolico può essere recuperato ed attualizzato, i simboli antichi come il muro, (protezione dal peccato); la croce formata spesso dai sentieri che delimitavano 4 quadrati; un pozzo di acqua e una fontana come "fonte di vita"; il rosaio che rappresentava la Madonna; il porticato come luogo di meditazione. Inoltre la simbologia degli alberi: “Cipresso” simbolo del lutto, ma anche dell’immortalità. “Palma” simbolo del martirio, ma anche della vittoria e della gloria. “Ulivo” simbolo della pace e anche dell’unzione sacra di Cristo. “Cedro” simbolo di pietà e misericordia per i suoi frutti ritenuti benefici per gli uomini, ma anche di immortalità. Ovviamente oggi molti di questi simboli risultano addirittura sconosciuti ai più, ma le parole che a questi sono associate “protezione”, “vita”, “meditazione”, “pace”, “pietà”, “misericordia” ma anche “lutto” con cui, i giorni terribile che stiamo vivendo, ci costringe a confrontarci, e purtroppo molto spesso anche la parola “martirio” è di attualità.
Quindi spetta agli artisti che vorranno raccogliere questa sfida, proporci i loro simboli, attraverso le loro opere e la loro disponibilità a partecipare ad un progetto che non può né deve avere la durata di una mostra più o meno lunga ma un orizzonte di anni e speriamo decenni, che cresca pian piano, senza troppa fretta, compreso dalla comunità locale, documentato e spiegato in tutti i modi possibili, dalla concreta, vecchia e mai superata carta stampata, ai new media, ai social, e aperti a quello che sarà la comunicazione di domani.
La mappa del giardino
